Sanità in Consiglio: la riduzione dei servizi non preoccupa il Sindaco

Respinta la mozione che chiedeva azioni e verifiche urgenti sullo stato della sanità pubblica. Un’occasione persa per difendere il nostro sistema sanitario.

Dal 1 gennaio 2017 è diventata completamente operativa la cosiddetta riforma sanitaria regionale avviata nel 2013 che, per la provincia di Pesaro, già penalizzata dal basso numero di posti letto e con il più alto costo di mobilità passiva, ha causato la perdita dei 3 ospedali dell’entroterra (Cagli, Fossombrone e Sassocorvaro) e il depotenziamento dell’ospedale di Pergola.

Anche l’Ospedale di Urbino mostra quotidianamente le sue insufficienze strutturali e di personale, aggravate dal fatto di essere rimasto l’unico ospedale dotato di un pronto soccorso operativo. Negli ospedali di Cagli e Fossombrone infatti, i PPI (punti di primo intervento) sono stati trasformati in PAT (punti di assistenza territoriale).

La crescente preoccupazione per il depotenziamento del servizio sanitario pubblico e la mancanza di un progetto serio, trasparente e partecipato a garanzia del diritto alla salute del cittadino, ci ha spinto insieme agli altri due gruppi di minoranza consiliare (Fermignano Nuova e Piazza Aperta) a presentare una mozione per chiedere al Sindaco una serie di azioni e di verifiche urgenti.

Nelle future Conferenze d’area vasta, avremmo desiderato vedere il nostro Sindaco promuovere un serio dibattito sul rischio della privatizzazione dei servizi, pretendere la verifica delle funzionalità dei servizi attuali e sollecitare l’avvio di un tavolo di lavoro per l’elaborazione di un nuovo piano sanitario regionale scaduto dal 2014.

Ma benché durante la discussione in Consiglio, siano emerse diverse critiche al sistema da parte della maggioranza, ammettendo che gli ospedali di comunità sono stati avviati senza un preventivo confronto con i medici di medicina regionale, che i PAT non sono stati ragionati in maniera sufficientemente precisa, e che l’algoritmo per la localizzazione dell’ospedale unico è stata una delle peggiori pagine della politica locale, le nostre richieste sono state fatte cadere nel vuoto.

Pur dichiarandosi favorevole alla sanità pubblica, il Sindaco Feduzi, ritiene anacronistico e di difficile gestione tenere aperti tanti piccoli ospedali, che “sparpagliare tante piccole acuzie sarebbe uno sperpero di denaro pubblico” e che i PAT sono solo una diretta conseguenza delle normative nazionali che hanno di fatto “tagliato le gambe” dei piccoli ospedali.

In realtà il Decreto di Legge 70 del 2015, impone soltanto un tetto massimo di posti letto che ogni Regione può gestire come ritiene più opportuno, mentre il taglio del 10% dei posti letto pubblici per acuti che la nostra provincia aveva in dotazione e dei 3 ospedali di Cagli, Fossombrone e Sassocorvaro, è invece la diretta conseguenza di scelte politiche regionali incomprensibili.

In altre regioni, come l’Umbria e l’Emilia Romagna, i piccoli ospedali non sono scomparsi e funzionano benissimo facendo rete fra di loro. Ci appare invece ormai chiara la volontà della regione Marche di affidare alcune parti dei servizi sanitari a privati convenzionati per le strutture di Sassocorvaro, Cagli ed in ultimo anche per Fano. Per quale motivo dovremmo avvalerci di un servizio sanitario privato pagato con soldi pubblici se quegli stessi servizi possiamo averli investendo meno e meglio direttamente sul pubblico?

Durante il consiglio comunale dell’11 aprile scorso, le nostre richieste sono state tutte incomprensibilmente respinte. Continueremo ad aggiornarci e a proseguire il nostro impegno di informazione, riservandoci di riproporre e sostenere le nostre proposte anche in altre forme e in tutte le sedi possibili.

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