Su Ca’ Paino non molliamo!

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Ora per scongiurare lo scempio ci appelliamo alla Provincia

A quasi tre mesi dalla sua approvazione in Consiglio Comunale torniamo a parlarvi della Variante al Piano Regolatore.

Lo facciamo per mettervi al corrente che, nonostante l’amministrazione comunale abbia ignorato le nostre osservazioni, stiamo facendo tutto il possibile per evitare che una variante priva di buon senso rovini irreversibilmente il nostro paese.

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Veduta della nuova area edificabile e del viale alberato dalla collinetta di Ca’ Paino

Ci riferiamo in particolare all’urbanizzazione della c.d. zona di Cà Paino, a quello che riteniamo ormai essere il simbolo di questa trasformazione del territorio comunale priva di una seria progettualità.

Nella seduta del 9 novembre 2015 il Consiglio Comunale ha approvato la Variante, snobbando letteralmente non solo le nostre osservazioni, ma anche quelle presentate dalla Provincia in sede di parere istruttorio, tra l’altro totalmente in linea con le nostre osservazioni.

Infatti, nel parere istruttorio, al fine di escludere la procedura di VAS (Valutazione Ambientale Strategica), la Provincia stessa chiedeva all’amministrazione comunale di rivedere la scelta urbanistica eliminando l’area edificabile di Ca’ Paino dal PRG.

Nella versione finale della variante, invece, non solo l’area edificabile di Cà Paino rimane, ma subisce anche un astuto gioco di prestigio. Quello che dalle schede sembra essere un passo indietro dell’amministrazione diminuendo la volumetria edificabile, in realtà, con la contestuale modifica di un articolo delle NTA (Normative Tecniche di Attuazione), fa tornare l’indice di fabbricabilità pari a quello iniziale.

Insomma, l’amministrazione è sorda e su Ca’ Paino non vuole sentire ragioni, né le nostre né quelle della Provincia e ha liquidato tutti sostenendo semplicemente che l’area in questione sia il “naturale prolungamento del Capoluogo”. Di fonte a questi fatti abbiamo
seguito il metodo che ci ha sempre contraddistinto in tutti questi anni: abbiamo tralasciato le polemiche per riprendere in mano le carte e agire, prima con lo studio e poi con i fatti.

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Veduta della strada vicinale esistente a confine con il Sub-sitema V6

Attualmente la pratica è depositata negli uffici della Provincia di Pesaro ed Urbino in attesa del vaglio finale che ne attesti la conformità definitiva, pertanto, abbiamo deciso di scrivere direttamente all’Ufficio provinciale incaricato del procedimento al fine di appellarci alla loro competenza tecnica.

Nella lettera abbiamo ribadito come riteniamo sbagliato prevedere il prolungamento del centro urbano in una zona che non è assolutamente contigua al centro abitato, tanto è vero che per accedervi sarà necessario ampliare l’attuale strada vicinale esistente, incidendo inevitabilmente su di un’area di alto valore ambientale che le stesse NTA già comprendono all’interno di “un progetto di recupero ambientale al fine di ricostituire condizioni di equilibrio naturale e paesistico, creando un luogo fruibile dalla collettivita’ “. E la collettività fino ad oggi ha goduto e vissuto a pieno quel luogo, e se lo ha fatto è proprio per le sue caratteristiche naturali e paesaggistiche che se venissero spazzate via creerebbero un danno irreparabile.

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Valvola di intercettazione a farfalla del metanodotto

Ma la questione ben più grave (da noi evidenziata nelle osservazioni, ma che è stata completamente ignorata), riguarda la presenza della linea del metano ad alta pressione che insiste sull’area d’intervento. Il metanodotto percorre tutta l’area di Ca’Paino costeggiando il viale alberato, fino ad arrivare alla relativa valvola di intercettazione a farfalla, ben visibile a ridosso dell’attuale strada che porta al cimitero. 

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Estratto di mappa con ubicazione della valvola di intercettazione

Il progetto di Variante ignora la presenza della valvola a farfalla, passandoci praticamente sopra. La valvola ricadrebbe in parte all’interno della nuova area edificabile e in parte nell’area che sarà destinata a nuova strada di accesso.

Per quanto riguarda il gasdotto, questo passa in lotti di terreni agricoli che, a causa della presenza del metanodotto stesso, sono vincolati a servitù di passaggio stipulate tra la Provincia di Pesaro e Urbino e i relativi proprietari. Le servitù prevedono, tra le altre cose, che non si possa costruire nuove opere di qualsiasi genere a distanza di 3 metri dall’asse di tubazione. Tali vincoli permarranno per tutta la durata del metanodotto poiché sono dettati da motivi di sicurezza dell’impianto.

sit fotocatastale 5Ci chiediamo quindi come sia possibile costruire un centro abitato in un’area adiacente ad un metanodotto e in cui (come riportano gli atti notarili), non è possibile nemmeno eseguire piantagioni ad alto fusto, costruire fognature e canalizzazioni, ma dove anzi è obbligatorio lasciare a terreno agrario la fascia asservita.

E’ chiaro dunque come la realizzazione di questo progetto oltre ad essere una bestemmia ambientale, appare anche sconsiderato dal punto di vista della fattibilità tecnica. A meno che non si decida di rimuovere l’impianto, oppure spostare l’area urbana, allontanandola dalla tubazione ed erodendo ancor di più l’area rurale di Ca’ Paino, del cui pregio, la Provincia stessa non esitava a definire “una testimonianza del paesaggio agrario rimasto nel tempo inalterato”.

Ipotesi quest’ultima che nessun cittadino che ama il proprio territorio si augurerebbe. Inoltre, guardandosi attorno, di fronte a numerose aree costruite e rimaste ancora inabitate e disponibili, la domanda che sorge spontanea è sempre la stessa: ne abbiamo davvero bisogno?