Sanità in prognosi riservata

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La sanità è un argomento di non facile comprensione per i cittadini, sia per la tecnicità della materia, sia per l’approssimazione con cui sono date le informazioni sui cambiamenti sanitari.
Quotidianamente leggiamo articoli di giornale che ci parlano dell’imminente chiusura di strutture ospedaliere nell’entroterra, di “case della salute”, di “ospedale unico” e del toto-sito che si è creato tra Fano e Pesaro.

sanitTuttavia, quanto ne sappiamo veramente? Qual’è il nostro grado di consapevolezza su ciò che sta avvenendo nel nostro territorio e cosa prevede la riorganizzazione sanitaria regionale?

Il 2 dicembre scorso, abbiamo cercato di fare chiarezza sul tema organizzando un incontro pubblico di cui vi riproponiamo qui il video integrale.

Il quadro generale emerse fin da subito allarmante: la riorganizzazione della sanità regionale avrebbe tagliato con l’accetta ben 13 ospedali dell’entroterra, trasformandoli in “case della salute”, e quello che maggiormente preoccupò fu la difficoltà di capire quali servizi sarebbero stati mantenuti e su quali dati oggettivi venivano prese queste decisioni.

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Incontro pubblico “Sanità in prognosi riservata” 2 dicembre 2015

La chiusura di una struttura ospedaliera non può essere aprioristicamente considerata giusta o sbagliata. La dismissione di un servizio potrebbe essere tollerabile o meno a seconda che esso sia più o meno utilizzato dalla popolazione e quindi più o meno utile. Ma alla base di questa riforma sanitaria, quale studio preventivo sulle reali necessità è stato fatto? Non è mai stato pubblicato né si è mai parlato di uno studio sulle singole aree territoriali per capire quali servizi era necessario tagliare e quali mantenere. Se mancano studi oggettivi a monte è anche difficile fare previsioni circa le conseguenze di questa riforma che di certo si sa solo che cambierà la vita dei cittadini e che, pertanto, dovrebbe essere spiegata in maniera molto chiara a chi questa riforma la subirà.

sanità 2Nell’incertezza generale la Giunta Ceriscioli ha scelto proprio le festività natalizie per apportare le ultime modifiche: i 13 ospedali che dovevano diventare “case della salute”, ora, con un provvedimento del 22/12/2015 le si vuol convertire in “ospedali di comunità”, strutture che dietro il nome rassicurante di “ospedale” nascondono in realtà un ulteriore depotenziamento del servizio (DGR 1183/2015).
Durante la vigilia di Natale anche l’Asur ha calzato il piede sull’acceleratore dando attuazione al suddetto provvedimento regionale prima ancora che diventasse definitivo, scavalcando a piedi pari il parere preventivo della Commissione Sanitaria Regionale.

Su questa trasformazione, durante il lungo periodo di gestazione, hanno avuto la possibilità di dire la propria anche i Sindaci dei Comuni coinvolti, possibilità però che spesso non è stata sfruttata.
Solo sabato 9 gennaio infatti, durante l’ultima assemblea di Area Vasta, dove erano presenti ben 55 dei 59 comuni della provincia di Pesaro, c’è stato il primo scatto d’orgoglio dei rappresentanti locali, che ha visto il voto unanime alla richiesta di revoca degli atti che dal 2013 ad oggi disponevano la riduzione di posti letto e delle strutture ospedaliere.

Un atto sicuramente importante anche se indubbiamente tardivo, dettato esclusivamente dalla pressione prodotta dal malcontento di tutti quei cittadini e dei comitati locali, che nel frattempo erano scesi sul piede di guerra, promuovendo numerose assemblee pubbliche e manifestazioni di protesta. Un atto che non è servito a scongiurare l’irreparabile scelta della Commissione Regionale quando due giorni dopo portava a compimento col proprio parere favorevole, questo modello di riorganizzazione imposto da un Presidente di Regione totalmente sordo alle vere esigenze di un territorio intero a discapito del diritto fondamentale di ogni cittadino: la tutela della salute.